Vediamo come dare una marcia in più al sistema Nextcloud Hub 3 utilizzando Ceph.
Nextcloud ci permette di gestire i nostri files in modo semplice, sicuro e protetto.
Come sappiamo però la necessità di spazio è sempre il problema più grande nel nostro sistema di archivio privato.
Il costo dello storage privato da dedicare a Nextcloud può avere impatti consistenti sia dal punto di vista del prezzo che dell’ affidabilità e della manutenzione.
Sicuramente nessuno di noi vorrebbe memorizzare i propri dati personali né tantomeno quelli aziendali su di un NAS tradizionale o peggio ancora su provider esterni, senza averne il controllo completo.
Meglio pensare a qualcosa di ridondato, distribuito, che ci permetta di memorizzare per lungo tempo i dati senza avere la preoccupazione di dover verificare la consistenza e l’obsolescenza degli apparati fisici sottostanti.
Inoltre il trend di oggi ci suggerisce senza ombra di dubbio che arriveremo al punto di dover ampliare questo spazio, ma non vorremmo dover riversare anche solo temporaneamente tutto altrove, soprattutto se iniziamo a parlare di petabytes di dati o di numeri ancora superiori.
Nextcloud ha la possibilità di utilizzare tutte le combinazioni di storage esterni esistenti come: Amazon S3, Sbm, Cifs, Webdav, Ftp, OpenStack …
Ceph e la repository Object Storage S3
Tra questi spicca la repository “Object Storage S3”.
La possibilità di avere a disposizione storage in quantità, a basso costo e soprattutto con alto livello di affidabilità, in modo da garantire sempre la presenza del dato memorizzato, la possiamo ottenere utilizzando Ceph.
Infatti Ceph, Software Defined Storage Open Source ci permette, tra le altre possibilità (approfondimenti qui) di gestire i nostri server e relativi dischi come un unico grande cluster di Object Storage S3.
Così facendo possiamo aggregare tra loro servers e dischi all’infinito, distribuendo in modo efficace e sicuro i dati (objects) e potenzialmente memorizzandoli senza limiti di tempo e spazio.
Lo storage S3 può essere utilizzato in Nextcloud come “primary storage” oppure come “storage esterno”, quest’ultima opzione è quella che ci sentiamo di consigliare.
Cosi facendo possiamo assegnare a gruppi o utenti lo storage esterno Ceph S3.
Lato Ceph è possibile avere bucket dedicati per utente definendo key e secret.
Inoltre se non ci basta la ridondanza intrinseca di questa tecnologia, possiamo abilitare anche la replica multizona specifica di S3.
Così, seguendo la logica delle zone S3 queste si replicheranno automaticamente anche sul sito remoto.
Operando in modo opportuno sugli endpoint possiamo avere la continuità operativa nel caso perdessimo l’intero cluster S3 sul sito primario.
È a questo punto che la nostra archiviazione può dirsi realmente al sicuro e la nostra istanza Nextcloud cambierà marcia.
Ing. Alessandro Bolgia